«L'Istituto Diocesano è come una grande parrocchia...»

L'ISTITUTO DIOCESANO SOSTENTAMENTO CLERO

Cattedrale di Aosta È un organismo istituito in ogni diocesi d'Italia con la legge 222 del 20 maggio 1985: «Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il Sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi». Ha per scopo il provvedere a tutti i sacerdoti che lavorano a servizio di una diocesi un "onesto sostentamento", che non fa diventare ricchi, ma neppure lascia patire la fame. Esiste in ogni diocesi, per cui sono 226 gli Istituti Diocesani, e tutti fanno riferimento all'Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero, che ha funzioni di collegamento, di coordinamento e di controllo.

«La remunerazione di coloro che si dedicano al servizio del Vangelo è problema antico quanto la storia bimillenaria della Chiesa. La Chiesa vive nello spazio e nel tempo, ha bisogno necessariamente di risorse adeguate per finanziare le proprie attività  e il proprio personale. Per questi fini la Chiesa ha sempre fatto ricorso fin dai primi secoli alla generosità dei fedeli. In tutti i primi tre secoli la Chiesa non ricevette nulla da uno Stato che finanziava i culti pagani e il culto imperiale, ma comprimeva e talora perseguitava la nuova religione cristiana. Ľapporto dello Stato, inseritosi più tardi, ha certo permesso un accrescimento dei mezzi necessari, ma ha talvolta introdotto ambiguità, che hanno condizionato la piena libertà del ministero pastorale o generato forme paradossali di tutela, sfociate in misure di pesante interferenza amministrativa, quando non addirittura nell'eversione del patrimonio ecclesiastico. La partecipazione delle comunità cristiane e dei fedeli a sostegno della Chiesa ha una radice teologica, è questione di coerenza con l'appartenenza ecclesiale, è animata e sostenuta dalla fede e dalla carità. A sua volta l'impegno finanziario dello Stato è giustificato da due grandi motivazioni:

•il doveroso apprezzamento della rilevanza etica, culturale e sociale della presenza e delľazione educativa e caritativa della Chiesa;

• in Italia ľimpegno costituzionale dello Stato a rimuovere gli ostacoli e a promuovere le condizioni per il pieno esercizio delle libertà fondamentali dei cittadini, tra le quali è indubbiamente la libertà religiosa.

Il nuovo sistema di sostentamento del clero nasce sulle ceneri del cosiddetto sistema beneficiale-congruale».
(Mons. Luigi TRIVERO)

Si chiamava "beneficio o prebenda parrocchiale" quel complesso di terreni e di case che esisteva in quasi ogni parrocchia fino al 1985. Serviva in origine al parroco del luogo, per fornirgli il necessario per vivere, unitamente ai cosiddetti diritti di stola, cioè l'offerta legata alla celebrazioni dei sacramenti, dei funerali, delle benedizioni di vario tipo. Il beneficio aveva origine feudale, perché in cambio di un ufficio o servizio religioso, il parroco beneficiava dei frutti e delle rendite di una proprietà fondiaria. Questo beneficio si era formato nel corso dei secoli mediante lasciti e donazioni a favore del clero e della Chiesa, mediante acquisti e permute o altro, e il parroco ne era l'amministratore ma non il proprietario: non poteva alienarlo senza permessi governativi, non poteva impiegarlo per la ristrutturazione di chiese e cappelle, neppure per rifare il tetto della casa parrocchiale. Nella stragrande maggioranza dei casi, il beneficio era nettamente insufficiente per mantenere il parroco, per cui era intervenuto prima lo Stato Sabaudo, attraverso il Comune (con la "portion congrue" in Valle d'Aosta) e poi lo Stato Italiano con la congrua, senza dimenticare le offerte per lo più in natura da parte dei parrocchiani. Dal 1985, con la legge del Governo Italiano in seguito al Concordato tra Stato e Chiesa Cattolica stipulato il 18 febbraio 1984, il beneficio o prebenda ha cessato di esistere. Al suo posto, è stato creato l'Istituto Diocesano per il Sostentamento del clero, che raccoglie e amministra tutti gli ex benefici parrocchiali e canonicali della Diocesi.

L'Istituto Diocesano, retto da un Consiglio di Amminstrazione nominato dal Vescovo su indicazione del Clero, è composto da preti e da laici, ed è autonomo e libero nelle sue decisioni, tra cui quella di vendere quei beni che ritiene opportuno. Il ricavato della vendita viene investito per migliorare il reddito di altre case e proprietà, mediante la loro ristrutturazione e valorizzazione. Il reddito netto di tutte le proprietà va invece distribuito al Clero, e solo al Clero, perché solo i sacerdoti ne sono beneficiari, e non gli edifici di culto o le abitazioni del parroco o le case delle opere parrocchiali che sono state attribuite alle parrocchie in quanto avevano finalità pastorali. Le proprietà dell'Istituto Diocesano e le proprietà parrocchiali infatti hanno due amministrazioni completamente differenti, perché differenti sono le finalità. Tornando al Sostentamento del Clero, la Riforma, avviata a partire dal 1985 e ormai a regime, stabilisce che ogni prete a servizio della Diocesi venga "remunerato" dall'ente cui è preposto, sia esso parrocchia, seminario o diocesi. Poiché questi enti non possono garantire uno "stipendio" completo al sacerdote responsabile, interviene il sistema composto da Istituto Diocesano (cioè gli ex benefici parrocchiali o canonicali) le Offerte Liberali deducibili dalla Dichiarazione dei Redditi l'Otto per mille. Nella composizione dello "Stipendio" del Clero possono rientrare anche gli stipendi e le pensioni erogate da altri enti civili, come succede per gli insegnanti di religione, i cappellani di ospedale ecc.. La pensione di anzianità erogata dall'INPS non è computabile ai fini del sostentamento dai preti che sono ancora in attività, ma solo per quelli che sono a riposo. Per fare un esempio, nel 2008 i preti al servizio della Diocesi di Aosta sono stati 94, a cui si aggiungono 9 preti "in quiescenza", senza incarico perché anziani e/o malati in casa propria, al Priorato di Saint-Pierre o al Refuge Père Laurent. L'Istituto Diocesano di Aosta assicura annualmente al clero valdostano circa il 20% del suo "fabbisogno", Le offerte liberali, che godono della deducibilità in sede di Dichiarazione dei Redditi, anche se in calo, concorrono con il 5% circa. Gli stipendi e le pensioni personali ammontano al 20%. Le parrocchie e gli enti ecclesiastici assicurano il 6%. L'ottopermille rappresenta il 49%.